Ciò su cui non riesco a trovare una risposta è se sia giusto che artisti come Achille Lauro, Elettra Lamborghini, Myss Keta e Junior Cally stiano sul palco dell’Ariston. La maggior parte di voi mi potrebbe rispondere che la domanda che io mi pongo sia senza senso, perché, di fatto, ci sono già stati, ma vorrei spiegarvi il mio ragionamento.
Sanremo ha come sottotitolo festival della canzone italiana, ma nessuno degli artisti sopracitati ha effettivamente cantato una canzone, al massimo la hanno “parlata”, riuscendo a non farsi capire perché non scandivano le parole, e riuscendo anche a stonare, tutti, nessuno escluso. Ciò che quindi mi sembra evidente è che questi artisti, non siano altro che pupi, pirandellianamente parlando, cioè non siano altro che maschere e una volta tolte, non resti niente.
Il messaggio che voglio far passare è che io ADORO (come canta una di loro) l’ecletticità, e proprio Myss Keta e Achille Lauro non solo li ho attentamente ascoltati a Sanremo, ma li ascolto anche quotidianamente su Spotify. Il problema è che quel famoso bello della diretta si trasforma in horror quando, una volta su quel palco e col microfono in mano, mostrano pur col volto coperto o travestiti da David Bowie o scuotendo il culo davanti alla telecamera, che d’artista non hanno niente.
Per farvi capire meglio mi piacerebbe portarvi l’esempio di Lady Gaga, che tutti conosciamo per i suoi primissimi outfit scandalosi. La abbiamo vista nuda, vestita di carne, di lattex rosso, con degli impianti negli zigomi ma mai ci ha dato l’impressione che quel personaggio, che coraggiosamente si era cucita addosso, fosse solo un metodo per nascondere la mancanza di arte. Se ancora non si fosse capito, non vorrei che questi personaggi non siano altro che lo zucchero che veniva messo attorno ai bicchieri per ingerire più semplicemente il veleno.
Ma è da questo pensiero che mi nasce il dilemma, cioè è giusto dare visibilità a questi artisti che sono il simbolo della nuova generazione, pur sapendo che essi non hanno né arte né parte, oppure è più giusto continuare con la tradizione, che non fa scalpore e non fa parlare di sé, ma continua, attraverso i suoi testi e non solo attraverso i vestiti, a dare delle vere emozioni?